
Anticipati dagli abrasivi Dolcevena, power trio incisivo al punto da meritarsi la riga che avete appena letto, sono stati i Blake/e/e/e - la band creata da Paolo Iocca e Marcella Riccardi, entrambi ex Franklin Delano – a intrattenere le poche unità interessate all’evento, malgrado l’ingresso gratuito. Un vero peccato, perché la cornice non è stata all’altezza dello spettacolo offerto da una band decisamente ben intenzionata e capace di mettere insieme un set interessante e originale.
Le tracce di “Border Radio” scorrono che è un piacere. Nella scaletta proposta le sottolineature vanno messe lì dove i quattro sul palco si muovono senza distrazioni tra mille deviazioni timbriche – c’è di tutto, dal banjo alla steel drum e diversi marchingegni elettronici –, senza cadere nei tranelli che brani dalla non facilissima esecuzione comportano. Ottima la riuscita live di “New Millenium’s Lack of Self Explanation”; molto ben a fuoco la spensierata “Holy Yes to the Sunny Days”; profonda e inebriante “The Thing’s Hallow” con la voce di Marcella Riccardi sugli scudi, non tanto per finezza e sfumature, ma per il suo alto contenuto ipnotico.
I Blake/e/e/e hanno proposto una giostra di sonorità che non trovano la sua giusta collocazione né nell’electro-folk, né nella psichedelia pura, tanto meno nel rock comunemente inteso. Da questo deriva il loro forte appeal, ma anche la scarsissima possibilità di poter aggregare un pubblico più copioso.