lunedì 28 settembre 2009

Blake/e/e/e: Roma 10 giugno 2009

Serata double-face al Circolo degli Artisti di Roma: fuori, nei giardini del locale, molti si attardano tra aperitivi e gossip; dentro lo stanzone, sotto al piccolo palco, si assiepano gli irriducibili dell’indie-rock per godersi la band di turno.

Anticipati dagli abrasivi Dolcevena, power trio incisivo al punto da meritarsi la riga che avete appena letto, sono stati i Blake/e/e/e - la band creata da Paolo Iocca e Marcella Riccardi, entrambi ex Franklin Delano – a intrattenere le poche unità interessate all’evento, malgrado l’ingresso gratuito. Un vero peccato, perché la cornice non è stata all’altezza dello spettacolo offerto da una band decisamente ben intenzionata e capace di mettere insieme un set interessante e originale.

Le tracce di “Border Radio” scorrono che è un piacere. Nella scaletta proposta le sottolineature vanno messe lì dove i quattro sul palco si muovono senza distrazioni tra mille deviazioni timbriche – c’è di tutto, dal banjo alla steel drum e diversi marchingegni elettronici –, senza cadere nei tranelli che brani dalla non facilissima esecuzione comportano. Ottima la riuscita live di “New Millenium’s Lack of Self Explanation”; molto ben a fuoco la spensierata “Holy Yes to the Sunny Days”; profonda e inebriante “The Thing’s Hallow” con la voce di Marcella Riccardi sugli scudi, non tanto per finezza e sfumature, ma per il suo alto contenuto ipnotico.

I Blake/e/e/e hanno proposto una giostra di sonorità che non trovano la sua giusta collocazione né nell’electro-folk, né nella psichedelia pura, tanto meno nel rock comunemente inteso. Da questo deriva il loro forte appeal, ma anche la scarsissima possibilità di poter aggregare un pubblico più copioso.

Rita Marcotulli: Appunti di viaggio (2004)

La seconda pubblicazione di “Appunti di viaggio”, collana multimediale dedicata a persone che hanno saputo tradurre il talento artistico in mestiere, punta i riflettori verso la pianista jazz Rita Marcotulli.

Il piccolo volume, 60 pagine (con traduzione in inglese) arricchite da molte foto inedite, contiene: una lunga intervista, dove l’autore lascia descrivere alla Marcotulli i momenti salienti della sua vita; un breve profilo generico che ne riassume le preferenze anche lontano dall’ambito musicale; un cd allegato di circa venti minuti - corredato da un’essenziale guida all’ascolto - non certo esaustivo, ma di sicuro aiuto per chi vuole avvicinarsi all’arte di una tra le più solide realtà del jazz italiano.

La storia della pianista romana è raccontata seguendo un ordine cronologico che va dall’infanzia trascorsa in una casa dove si respirava musica e spettacolo, il padre - tecnico del suono della RCA - era solito ricevere le visite dei vari Ennio Morricone e Nino Rota, passando per gli studi classici al Conservatorio di Santa Cecilia, fino alla folgorazione per il jazz. La musica è il perno dove ruota la sua vita intera, forgiata da una serie d’esperienze e di incontri. La compositrice ricorda quando, verso la metà degli anni ’80, viveva e suonava in Scandinavia con musicisti decisivi come Palle Danielsson, e descrive i successivi lavori con personaggi del calibro di Billy Cobham, Enrico Rava, Dewey Redman, Maria Pia De Vito e molti altri. Il libro si lascia leggere in scioltezza e riesce a far affiorare anche gli aspetti privati della vita della compositrice, andando a toccare con fluidità temi come la nascita della figlia, la quotidianità vissuta in campagna, l’unione con Pasquale Minieri e le idee affini alle filosofia Zen.

Il cd allegato contiene cinque brani, tra i quali spicca “Koinè”, forse la sua composizione più rappresentativa, dove s’incontrano diversi mondi musicali e da dove emerge una caratura artistica certa, avvolta in una spontaneità rara.