mercoledì 25 febbraio 2009

Marta sui Tubi: intervista

Due album che hanno segnato una crescita tangibile: ora, con il terzo “Sushi & Coca”, non solo possiamo parlare di maturità raggiunta, ma di prova maiuscola sotto ogni aspetto. Qual è stato l’ingrediente che ha reso la vostra ricetta così irresistibile?Gio: La parola maturità mi fa paura, mi sa di lentezza e di poca istintività. Ricette non ce ne sono, c’è solo la voglia di superare i nostri stessi limiti e spingerci in territori ancora per noi inesplorati. Cerchiamo di alzare ogni volta l’asticella un po’ più su come dei saltatori in alto.
“Sushi & Coca” vede l’ingresso in squadra del tastierista Paolo Pischedda. Perché, di volta in volta, si sta rendendo necessario l’inserimento di nuovi musicisti?Gio: non credo si tratti di necessità ma di opportunità. Quando hai la possibilità di lavorare con ottimi musicisti perché non approfittarne? E poi aggiungendo nuovi strumenti e teste pensanti in più il suono non può che evolversi e migliorare.

Le parole della title-track ti arrivano allo stomaco come un pugno ben assestato. Da dove nasce la necessità di denunciare lo schifo dilagante che sommerge Milano, come del resto anche le altre grandi città?Gio: nasce tutto dal fatto che ci vivo e comincio a conoscerla bene. Milano è una città molto sorprendente,nel bene e nel mele. Questa volta abbiamo deciso di mettere in risalto le sue parti più boriose e sadiche.

martedì 24 febbraio 2009

Tin Man: Lions & Tigers & Bears Oh My!

Il primo ascolto di Lions & Tigers & Bears Oh My! ci ha dato la sensazione di trovarci di fronte all’ennesimo disco indie-pop, di quelli che ormai non hanno nulla d’aggiungere a questo fiume stilistico prossimo a una siccità creativa irrimediabile. Impressione che con l’inanellarsi dei passaggi è divenuta certezza.
leggi il resto su musicboom http://www.musicboom.it/mostra_recensioni.php?Unico=20090218165108

Palms: It's Midnight in Honolulu

It’s Midnight in Honolulu non è un disco di quelli che ti rapisce al primo ascolto, ma bisogna dedicargli del tempo e lasciarsi catturare un po’ per volta, senza opporre resistenza. Nadja Korinth e il polistrumentista Ryan Schaeffer sono le due figure che si celano dietro la sigla Palms e compongono le perfette metà di un’anima capace - in dieci brani notturni, scuri, cadenzati – di dar vita a un corpo musicale sinuoso e al contempo granitico.
leggi il resto su musicboom http://www.musicboom.it/mostra_recensioni.php?Unico=20090218170317

mercoledì 18 febbraio 2009

Tonight: Franz Ferdinand

Dai Franz Ferdinand, dopo un esordio incandescente e un secondo capitolo che ne aveva cementato l'attitudine da top-band, ci si aspettava un terzo album che togliesse di mezzo le ultime perplessità sulla loro effettiva valenza e soprattutto tracciasse, senza titubanze, il percorso verso un futuro luminoso. "Tonight", in tal senso, non dà responsi definitivi. È un disco di indie pop decisamente sopra la media - dove il termine "indie" inizia a sembrare un po' fuori luogo -, pieno di belle soluzioni melodiche, di sicura riuscita, ma guai a parlare di svolte o di capolavoro assoluto.
leggi il resto su kronic.it http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=36133

Mokadelic: Come Dio comanda soundtrack

Se un giorno i Mokadelic scriveranno la loro biografia, non potranno negare un capitolo importante all’anno 2008. Un periodo decisivo, durante il quale hanno cambiato nome, abbandonando il semplice Moka, partecipato – insieme ad altre realtà - allo splendido progetto di Niccolò Fabi dal titolo Violenza 124 e soprattutto ideato la soundtrack di Come Dio comanda di Gabriele Salvadores.
La band romana – un bel combo di cinque elementi dal tocco calibrato – dà vita a una miscela fatta di post-rock e psichedelia, capace di produrre visioni di mondi lontanissimi, fatti di scenari secchi, aridi, ma che d’improvviso si aprono su oasi colorate, lussureggianti. Il cambio repentino d’atmosfera e le aperture melodiche di grande enfasi sono le armi migliori dei Mokadelic, e forse vanno ricercati in questi elementi i motivi che hanno spinto Salvadores a sceglierli per la sua pellicola.
leggi il resto su rockshock http://www.rockshock.it/mokadelic-come-dio-comanda/

Boy From Brazil: L’amour, le Sexe, la Drogue, la Mort

Viene definito sulla scheda di presentazione come electro-chanson, il singolo "L'amour, le Sexe, la Drogue, la Mort" targato Boy From Brazil, pseudonimo dietro al quale si cela la figura stravagante di Razi Barakat. Descrizione che ne centra appieno le caratteristiche, dal momento che il brano vive su un andamento elettronico e sulla voce - filtrata, profonda, sensuale, malata - dell'artista tedesco-palestinese.
Un buon pezzo, senza dubbio, ben prodotto e di sicuro impatto, ma niente che possa far saltare i polsi agli abituali frequentatori dei club dove regnano ambiguità, mescolanza di impulsi vitali e musica dub dalle forme sinuose. Più interessante, isterico e avvelenato il remix che segue, curato dal dj e live performer Plastique De Rêve, il quale riesce a trasformare le curve in spigoli, il testo in ossessionanti ripetizioni, la melodia in martelli techno senza un briciolo di compassione per il prossimo.
Razi vuole dirci che l'amore porta al sesso e la droga alla morte, o il suo è un semplice elenco delle cose che maggiormente lo affascinano? Chissà, intanto a noi non resta che ballarci su.
recensione pubblicta su kronic.it http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=36118

lunedì 16 febbraio 2009

Valerio Virzo: Caterpillar

recensione pubblicata su jazzit #50 (http://www.jazzit.it/)
È il timbro pastoso e profondo del sax tenore di Valerio Virzo il tratto distintivo di “Caterpillar”, disco che ne segna l’esordio come leader, dopo molti anni di carriera passati a esplorare stili lontani - dall’heavy metal al pop – e a farsi le ossa come sideman nel mondo jazzistico. Un bagaglio culturale che si riassume, traducendosi in un jazz maiuscolo, in questi otto pezzi originali elaborati in compagnia dell’amico Alberto Falco, chitarrista capace di calarsi nel ruolo di spalla, ma anche di prendersi la scena in diverse occasioni. “Caterpillar” è la somma di due sessioni di registrazione effettuate in periodi di tempo distanti: la prima, a Napoli nel 2006, è arricchita dalla presenza di Daniele Scannapieco, che dialoga in scioltezza con Virzo nella colorata Africa Again, e di Giovanni Amato che si distingue nella spumeggiante Electhree; mentre la seconda - a Berlino, l’anno seguente - rappresenta l’asse portante dell’intero lavoro. Dalla seduta teutonica nascono i momenti di maggior spessore: Carolina, notturna e fascinosa, la frastagliata Saturday Night e l’ellittica Spanish Quarters sono le prove tangibili della creatività multiforme del leader. Il disco intero trasuda dedizione assoluta e denuncia un interplay perfetto tra Virzo e Falco: caratteristiche che lo rendono autentico, amabile e appassionante. (RP)

venerdì 13 febbraio 2009

Francesco Negro Quartet: Abbagli

Schivo e un po’ malvisto. Sono questi gli elementi sui quali si delinea la figura di ogni buon primo della classe che si rispetti. Ma Francesco Negro, affabile e spigliato, fa storia a sé. Da sempre il pianista di Maglie, classe ‘86, è considerato il migliore, l’enfant prodige, e fin da subito – a suggellare le intuizioni di chi l’ha praticamente visto nascere sullo strumento – sono arrivati premi e riconoscimenti in ambito nazionale. Abbagli, disco edito dalla sempre attenta Philology, segna in maniera decisiva il suo percorso, indirizzandolo verso un futuro interessante. Francesco dà fondo al proprio sapere musicale in otto brani originali che ne esaltano la pulizia del tocco, la capacità di sapersi adattare a diverse situazioni stilistiche e l’enorme bagaglio culturale già accumulato malgrado la giovane età.
leggi la recensione su l'isola che non c'era http://www.lisolachenoncera.it/recensioni/?id=402

martedì 10 febbraio 2009

The Bianca Story: Hi Society!

Sulle potenzialità commerciali di un album come "Hi Society!" ci si può puntare a occhi chiusi; molto più difficile immaginare che i The Bianca Story riescano a far breccia nei cuori dei fan già avvezzi ai vari Franz Ferdinand e derivati. La band svizzera - un quintetto ben assortito di strumentazione classica e synth in giusta quantità - mette a reagire una serie di elementi già conosciuti ottenendo un bel suono che si rifà al filone stilistico che molti amano definire come indie-wave, ovvero un rimescolamento delle carte giocate a suo tempo da una band magnifica come i Talking Heads, arricchite di chitarre in abbondanza e qualche soluzione ritmica capace di creare il dinamismo sufficiente per ballare.
leggi la recensione su kronic.it http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=36076

lunedì 9 febbraio 2009

Agaskodo Teliverek: Psycho Goulash

Divertenti, maliziosi, schizoidi. Gli Agaskodo Teliverek – formazione di base a Londra guidata dai chitarristi ungheresi Miklos “Miki” Kemecsi e Tamas “Tomi” Szabo – arrivano alla pubblicazione del secondo album dopo aver ben impressionato - e spiazzato – con il debutto omonimo del 2006.
“Psycho Goulash” segna l’ingresso definitivo in squadra della giapponese Hiroe Takei (voce e keytar) che rende ancora più intrigante e cervellotico il suono di un gruppo versato alle sonorità trasversali, legittimo ereditiere del tesoro compositivo della strippata generazione guidata da Captain Beefheart e avulso da qualsiasi definizione stilistica conosciuta.
leggi la recensione su rockaction.it http://www.rockaction.it/e107_plugins/content/content.php?content.723

Alchemy: The Twilight Zone ep

A volte i sogni nel cassetto farebbero bene a rimanersene lì chiusi per sempre, e altre no, come nel caso degli Alchemy, progetto nato dalla lunga amicizia tra i componenti della band – un trio che ama descrivere la propria entità come “world rock music” – e che ha trovato nella collaborazione artistica con Heiko Hinze (Anko Music) la possibilità di dare alle stampe il loro ep d’esordio dal titolo “The Twilight Zone”.
leggi la recensione su rockaction.it

venerdì 6 febbraio 2009

Zero Gravity Toilet: Antitodes for Imaginary Friends

Siamo indubbiamente di fronte a un progetto singolare. Zero Gravity Toilet è il territorio espressivo dove un nutrito gruppo di musicisti si è incontrato, in seno all’associazione culturale Polyester, con l’intento di conoscersi umanamente, suonare e comporre la musica per un album da regalare. Antidotes for Imaginary Friends – disponibile sia sul MySpace che in omaggio a tutti i concerti – è il risultato concreto dei loro sforzi; fatti di lunghe registrazioni e di idee messe a reagire per dar vita a una musicalità lontana da canoni prestabiliti, stili e forme convenzionali.
leggi la recensione su l'isola che non c'era http://www.lisolachenoncera.it/recensioni/?id=384

martedì 3 febbraio 2009

Afterhours: conferenza stampa de Il paese è reale 2 feb 2009

I motivi che hanno spinto gli Afterhours a partecipare al prossimo Festival di Sanremo, che Agnelli – durante la conferenza stampa di presentazione de Il paese è reale – definisce come un’occasione da non perdere («Ci lamentiamo che gli organi d’informazione non parlano mai di gruppi di qualità, ma solo di gossip, però poi quando ci sono le occasioni per occupare certi spazi molta gente si tira indietro, credo soprattutto per paura»), vanno ricercati nel progetto che la band milanese attuerà successivamente, ovvero, come anticipato ieri da L’Isola che non c’era, la realizzazione di un disco di inediti che vedrà la partecipazione di diciannove realtà del panorama indie italiano.
leggi la news su l'isola che non c'era http://www.lisolachenoncera.it/news/?id=615

Antony And The Johnsons: The Crying Light

Pur essendo un argomento già trattato, rimane praticamente impossibile non tornare a sottolineare le qualità vocali di Antony Hegarty. Il suo timbro -indefinibile e lontano dai codici convenzionali - marca in maniera decisiva i passaggi del nuovo "The Crying Light", album che si è fatto attendere, ma che ripaga la nostra pazienza regalandoci dieci brani drammaticamente delicati, scuri, bellissimi.
leggi la recensione su kronic http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=35965

Bancale ep

Se avete paura del buio, se restare soli in casa vi trasmette un po' di apprensione, non mettetevi ad ascoltare l'ep d'esordio dei bergamaschi Bancale. Se invece avete voglia di ascoltare un trio interessante votato alle sonorità scure, crude, essenziali, allora questi venti minuti potrebbero fare al caso vostro.
Luca Barachetti (voce), Fabrizio Colombi (percussioni) e Alessandro Rossi (chitarre) dopo un paio d'anni passati a cercare un proprio suono, ottengono un sound scuro, sinistro, sul quale si poggiano temi intrisi di richiami ai problemi dell'esistenza umana, all'ingranaggio del quotidiano e alle difficoltà di una vita in provincia, difficile da domare.
leggi la recensione su kronic http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=36018