
Anche se in Land, il loro debutto sulla lunga distanza dopo l’omonimo EP del 2008, c’è molto di più: c’è la fantasia di un gruppo capace di osare. I ragazzi inseriscono a più riprese contrappunti strumentali che non t’aspetti, come il piano classicheggiante di I-Land, ma anche il sax impazzito di Michele Sambin nell’opener Biko, traccia spiazzante e multiforme; e si lanciano spesso senza paracadute nella libertà espressiva, come in Open Doors. Nelle nove tracce proposte si possono anche incontrare elementi di ballabilità (The River ne è l’esempio più lampante), atomi di drum & bass, rarefazioni bristoliane e una serie di influenze raccolte in molti anni di ascolto attento e sperimentazioni tese al futuro. Inoltre, la voce di Chiara riesce a “surfare” con disinvoltura in ogni brano, rivelandosi a conti fatti il vero elemento portante di Land.Menzione finale per Giulio Favero (ex-One Dimensional Man) che da dietro al mixer è riuscito ad amalgamare un calderone ribollente di elementi formali e stilistici. Ma d’altra parte, i due piccioni, non potevano scegliere un terzo elemento più appropriato.
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