martedì 20 aprile 2010

Vincenzo Martorella: il Blues

Per il suo “Il Blues” lo studioso e critico musicale Vincenzo Martorella ha scelto un’impostazione lontana dalle consuetudini che caratterizzano - e spesso asfissiano - i libri dedicati ai generi musicali. Nelle 306 pagine non c’è traccia dell’ennesima discografia consigliata, tanto meno di un filo conduttore meramente cronologico, ma a guidare il lettore sui tratti peculiari del blues – dagli albori fino agli anni Trenta - è un’analisi professionale, e al contempo comprensibile, divisa in tre macro sezioni.
Nella prima parte sono messi in relazione gli eventi e le indagini che hanno portato gli storici a formulare delle ipotesi - qui non sempre confermate - sui natali del blues, una musica, soprattutto nel periodo pre-discografico, di natura frattale e, come ricorda Martorella, senza padri concretamente riconoscibili.
Una linea di condotta che nella seconda parte dà spazio alle forme del blues, al loro aspetto metrico ed esecutivo, e ai significati racchiusi nelle dodici battute. Alcuni capitoli sono dedicati a “cosa” raccontano e al “come” si esprimono i blues, e al loro rapporto con l’intera cultura afroamericana. Sono inoltre descritti i primi protagonisti di un folklore spontaneo e analizzate le costrizioni subite dal canone iniziale con l’avvento delle registrazioni discografiche.
L’ultima sezione si snoda attraverso le vite – spesso intrigate e ancor oggi fitte di mistero – dei principali interpreti del genere: da Bessie Smith a Robert Johnson, passando per Eddie “Son” House, Skip James, Charley Patton e molti altri.
Mappa fondamentale dunque, sia per chi ha voglia di mettersi alla scoperta di una radice musicale affascinante e decisiva per le sorti dell’intera popular music, ma anche per chi pensa di aver già fatto propri tutti i segreti, e le ragioni, di una musica infinita. Indispensabile.

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