lunedì 2 marzo 2009

Patrizio Fariselli: intervista

Avere dall’altra parte della cornetta Patrizio Fariselli vuol dire entrare in contatto con pezzo importante – se non fondamentale – di storia dell’intera musica italiana. Un personaggio con il quale, oltre che parlare del suo ultimo lavoro discografico Notturni, abbiamo voluto allargare lo spettro della conversazione, dagli esordi con gli Area fino all’educazione musicale nel nostro Paese. Ci ha risposto con l’umiltà tipica dei più grandi, lasciando trasparire il pensiero profondo di una persona e un musicista sempre teso all’innovazione, alla ricerca senza calcolo.
Come possiamo collocare “Notturni” nel quadro generale della tua carriera? Ogni volta che faccio un lavoro, sinceramente, l’ultima cosa di cui mi preoccupo è dove collocarlo. È dopo gli altri e prima del prossimo, e questa non vuol essere una battuta. Diciamo che c’è una continuità nel mio pensiero musicale, ma formalmente gli album sono molto differenti l’uno dall’altro.Quindi non c’è nessuna relazione neanche con il lavoro in solo “Area: variazioni per pianoforte”? Non diretta, non meccanica, non così palese. Questo è un lavoro che prende vita da presupposti radicalmente differenti dal mio disco di solo piano. Nasce da un lungo lavoro in studio. Lo studio è un elemento fondamentale di “Notturni”, inteso come tecnologie e macchine. I miei ultimi lavori erano basati su sonorità principalmente acustiche di pianoforte, contrabbasso, batteria e quanto altro, questo è completamente e esclusivamente elettronico, compreso il suono del pianoforte. È un lavoro fatto negli ultimi tre anni, non nei ritagli di tempo, ma parallelamente agli altri progetti che ho portato avanti. L’idea di chiamarlo “Notturni” è legata al fatto che ci ho lavorato soprattutto di notte (ride, ndr).
leggi l'intervista su l'isola che non c'era http://www.lisolachenoncera.it/interviste/?id=67

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