domenica 22 novembre 2009

Picanto: intervista a Sergio Gimigliano Jazzit #50

Nata sotto il segno del peperoncino

In un momento difficile per la discografia in generale e in particolar modo per le piccole label, andiamo alla scoperta della calabrese Picanto Records, una bella realtà che si sta facendo largo grazie alla determinazione, la voglia e il cuore del suo direttore artistico, Sergio Gimigliano. Il produttore/musicista ci ha raccontato da dove nasce e come sta muovendo i primi passi un progetto cha sa di sfida e che - a cominciare dal nome - ha il sapore eccitante della passione autentica.

Identificarsi nel peperoncino può avere diverse chiavi di lettura: qual è, delle sue proprietà, quella che più vi si addice?
Sicuramente quella d’essere stimolante e piacevolmente piccante. Così, come il peperoncino ha un odore inconfondibile e provoca una forte sensazione che stimola ai massimi livelli le papille gustative, noi della Picanto cerchiamo, attraverso i cd, di stimolare gli altri sensi: l’udito, ma anche la vista e il tatto (curando nel dettaglio la grafica e il packaging), al fine di solleticare quanto più possibile la fantasia di chi li ha tra le mani e sta per ascoltarli.
Il jazz, in quanto improvvisazione, è anch’esso piccante, e proprio come il peperoncino non sai mai, prima di assaggiarlo, quanto lo sia.

Quali sono le vostre radici e da dove prende forma la Picanto Records?
Siamo nati nel 2005 dall’esperienza organizzativa del Peperoncino Jazz Festival - rassegna itinerante che da sette anni si svolge in Calabria a luglio e agosto - e la sede è a Diamante (CS), in una regione in cui il collegamento con il peperoncino è culturalmente inscindibile; ecco il perché del nome.

Qual è l’obiettivo che vi siete posti all’inizio della vostra avventura, in un momento in cui l’importanza dell’etichetta discografica sembra ridotta ai minimi storici?
A dire il vero, in fase di ideazione della label, non abbiamo per nulla considerato questo fattore. Forse con un po’ d’incoscienza, ci siamo fatti spingere solo e unicamente dalla passione per questa musica incredibilmente viva e dalla nostra voglia di fare. La Picanto Records è nata con l’obiettivo di produrre qualcosa che ci rappresenti totalmente, e per noi che i cd li abbiamo sempre amati e collezionati, non c’era niente di più bello e interessante da fare.

I Radiohead hanno dato il via, in ambito pop/rock, al fenomeno del download a libera offerta o addirittura gratuito, bypassando completamente la figura della label. Come giudichi questo tipo di scelta? Pensi che un fenomeno simile possa farsi largo anche nel panorama jazzistico?
Guardiamo alla diffusione tramite internet con grande interesse e attenzione, considerandola un forte incentivo per avvicinare neofiti e giovani al grande universo della musica afroamericana. Allo stesso tempo, però, crediamo che il mondo del jazz, e della musica colta in generale, sia ancora lontano dal poter essere oggetto di un fenomeno analogo a quello che ha travolto il pop e un certo tipo di rock. Sta tutto nell’essenza stessa di questo genere e nel target del jazzofilo, che nella maggior parte dei casi è un appassionato con la a maiuscola e, in quanto tale, considera la musica un’opera d’arte e ne apprezza anche il supporto, le informazioni contenute nel booklet, la veste grafica e la qualità del suono.

Qualità di registrazione che viene troppo spesso messa in secondo piano, mentre gli album targati Picanto colpiscono per precisione e cura della sfumatura. Vale ancora la pena battere questo sentiero o il pubblico è destinato ad ascoltare lavori sempre più approssimativi?
Credo che valga sempre la pena puntare sulla qualità, qualunque siano le condizioni o le fasi storiche, lasciando da parte i numeri. Consideriamo i nostri cd delle vere e proprie “opere d’arte”; curiamo al massimo delle possibilità tutti gli aspetti (anche quelli che per altri sono secondari) e le fasi di realizzazione. Dalla direzione artistica, nel senso di scelta dei progetti da produrre, alle sessioni di ripresa, di missaggio e di mastering fatte con i giusti tempi, in studi di registrazione collaudati e curate da bravissimi ingegneri del suono. Penso all’idea grafica - riconoscibile e, quindi, riconducibile all’etichetta - e all’impianto fotografico del booklet; così come alla distribuzione nazionale e internazionale (Egea Distribution), a un ufficio stampa dedicato e un sito internet sempre aggiornato (www.picantorecords.com).
Siamo certi che gli appassionati meritino tutto questo, e dobbiamo a loro la possibilità di continuare a produrre buona musica.

Cos’è che fa la differenza tra un buon musicista e un artista che vale la pena produrre?
Difficilissimo rispondere. Non abbiamo mai pensato in termini prettamente commerciali. Noi produciamo ciò che ci piace e che ci trasmette belle sensazioni, tanto è vero che in passato, e continueremo a farlo, accanto ad artisti di fama nazionale e internazionale ne abbiamo prodotto altri poco noti - soprattutto giovani talenti - che ci hanno emozionato con la loro musica.

Puoi dirci il nome di un giovane del panorama jazz italiano sul quale puntare a occhi chiusi e perché?
Sono talmente tanti i giovani talenti che è veramente difficile rispondere. Mi viene in mente un giovane pianista di Lamezia di nome Francesco Scaramuzzino. Oltre a essere un musicista dotato di talento e sensibilità è, senza dubbio, anche un ottimo compositore, e con il suo Smaf Quartet vanta già molte collaborazioni importanti: Marco Tamburini, Tino Tracanna, Max Ionata, Achille Succi, Pietro Condorelli.

Tredici titoli che hanno tutta l’aria di rappresentare un’ottima base sulla quale poter costruire qualcosa d’importante: hanno un comune denominatore che li lega? Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi dalla vostra label?
Forse è ancora presto per rispondere. La label è ancora giovane, ma stiamo seriamente lavorando a un nostro suono. Ci piace pensare che da qui a poco la gente, ascoltando un nostro lavoro, dica: «si sente che questo è un cd Picanto». L’obiettivo è di poter scegliere sempre più i lavori da realizzare. Amiamo far confrontare musicisti italiani con artisti internazionali, così come abbiamo già fatto dando spazio a rappresentanti della nuova scena jazzistica newyorkese come Gregory Hutchinson, Xavier Davis, Danny Grissett, Quincy Davis, e protagonisti della scena europea tra cui Dedé Ceccarelli, Dominique Di Piazza, Nelson Veras, Manhu Roche. Il prossimo lavoro targato Picanto, che uscirà a gennaio 2009, va proprio in questa direzione: la scorsa estate l’etichetta - in collaborazione con il Peperoncino Jazz Festival - ha organizzato il tour e la relativa session di registrazione dei Tenor Legacy, quartetto piano-less nato dall’incontro di due tra i tenoristi più interessanti di casa nostra, Daniele Scannapieco e Max Ionata, con una delle sezioni ritmiche più richiesta al mondo, composta da Reuben Rogers al contrabbasso e dall’incredibile Clarence Penn alla batteria.

Dal punto di vista professionale, quanto è difficile organizzare eventi e promuovere progetti nel meridione?
Avendo avuto importanti esperienze professionali anche nel centro-nord della penisola, posso dire che le difficoltà nel Sud Italia sono molto maggiori e questo - senza scendere nei particolari - perché non esiste, nella maggior parte dei casi, la possibilità di una seria programmazione. L’amore per la nostra terra è, però, talmente forte da superare qualsiasi ostacolo. Attraverso il lavoro d’organizzazione d’eventi e di produzione discografica possiamo promuovere una terra meravigliosa, dandone un’immagine diversa e del tutto positiva.
E poi, spesso sono le cose difficili da realizzare le più belle e interessanti, quelle che ti danno più soddisfazione e maggiori stimoli. A pensarci bene, probabilmente anche l’etichetta è nata come una sorta di sfida.

1 commento:

  1. Ho sentito parlare anche a Parigi della Picanto, mi pare sia stato Francesco Bearzatti ad accennarmi...e ora ho appena letto questa intervista al Direttore Artistico e produttore Sergio Gimigliano. Mi fa piacere che nella mia terra ci sia una realtà così seria e che crede nel proprio lavoro. Il festival è già una grande realtà. Ottimi lavori anche con l'etichetta.Mi auguro che possa crescere ed affermarsi sempre più nel tempo.

    I migliori auguri.

    Nicola Sergio

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